Nel
mese lunare di ottobre/novembre, la festa di Samanios accompagnava alla
fine dell’estate, segnando lo scadere dell’anno vecchio e l’inizio di
quello nuovo. Simbolo di morte e rinascita insieme, il capodanno celtico
era un momento fuori dal tempo e dallo spazio. Secondo la tradizione
s’incontravano gli avi defunti, i discendenti, fate, demoni e gnomi.
Oggi, sul Monte Antares, sede di uno dei più importanti santuari
celti/paleoveneti, la cerimonia torna a vivere il 31 ottobre di ogni
anno, in una magica rievocazione storica.
Tratto da www.marcadoc.com